E’ come se una parte della società si sentisse in colpa per il suo benessere. E dunque abdicasse al buonsenso, per privilegiare alla certezza della pena la giustificazione verso il delitto. Cos’altro pensare di fronte alla sentenza della Cassazione che ha certificato all’ emarginato-immigrato il diritto a uno sconto di pena anche se il reato commesso è atroce? Il fatto è noto. A un marocchino, che aveva ucciso in maniera orribile un gay (aveva legato la vittima, l’ aveva colpita, poi era rimasto un’ora a vederla agonizzare) non è stata contestata l’aggravante della crudeltà, perchè, «era stata la sua condizione di emarginazione e di arretratezza culturale» ad incrudelirlo. Come se l’orrore non fosse definito da un sentire di natura ma dal sapere. Una sentenza dettata da un buonismo ipocrita, che può condurre su derive pericolose: la pena misurata non sulla gravità del delitto, ma sulla natura di chi lo commette. E’ vero, l’Italia ha dato i natali a Cesare Beccaria. Peccato che con più frequenza si ricordi di essere il paese di Pulcinella.
Nessun commento:
Posta un commento